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Marocco, l’escursione nel profondo sud

Il Marocco è un’abile conquistatore.

Marocco è l’aridità, il silenzio sacrale del deserto, la calura, la meraviglia delle oasi e dei luoghi scintillanti, le montagne quiete come giganti assonnati, il cielo di velluto, il silenzio che invade le strade, il tempo sospeso, la lentezza, i sorrisi, gli occhi delle donne velate, gli arabi vestiti di “lenzuola”, i berberi gentili ed il tè alla menta.

Volevo raggiungere l’anima del paese e sono rimasta colpita dalla delicatezza e dalle sfumature dei suoi colori. Per capire quello che scrivo, basta fare un’escursione nell’entroterra marocchina, che preserva città imperiali e panorami a dir poco fiabeschi.

Prima di partire, ho letto delle recensioni su Trip Advisor su diverse agenzie viaggi locali, scegliendo tra le tante la Marocco Active Adventures, in quanto la risposta alla mia mail fu molto professionale. Mi hanno permesso di personalizzare un tour di tre giorni a mio piacimento, partendo da Fez e finendo a Marrakech.

Giorno 1

Come da accordi la guida, Houcine (un berbero dagli occhi abituati a guardare lontano, tanto da avere l’infinito dentro) puntuale alle 7 è venuto a prenderci presso il Riad Amor a Fez. Salite sul fuoristrada, abbiamo iniziato la nostra avventura verso il deserto di Merzouga, a sud-est del Marocco, facendo sosta a Ifrane. In questa città, chiamata la Svizzera del Marocco, ci siamo fermate per la colazione, offerta da lui. Lungo la strada abbiamo attraversato la Foresta dei Cedri, dove ho scorto dei macachi ai bordi della strada pronti per le foto, per poi fermarsi a Midelt per il pranzo (la città delle mele).  Mi ha fatto sorridere la bottiglia di Coca Cola in arabo, mancava il cammello sull’etichetta.Il paesaggio variava nel giro di poco tempo.

Veramente impressionante come dal nulla assoluto spuntavano in posti aridi case fortificate, chiamate dai locali ksars e subito dopo rimanevi stupefatta dalle vallate piene di verde intenso. Arrivate alla Valle dello Ziz, si è fatto tutto ipnotico, un’area magnifica piena di oasi verdeggianti rese fertili dal quieto fiume che scorreva verso il sud. Abbiamo proseguito su una strada resa sabbiosa dal vento caldo, verso le dune dell’Erg Chebbi attraversando Erfoud, capoluogo della provincia. Ho avuto l’impressione che qui le case e le vite si assomigliavano. Houcine, oltre ad avere una conoscenza enciclopedica dell’area, ci ha raccontato che la città è famosa per il suo Festival dei datteri, frutto coltivato nei dintorni e per lo splendido ed unico esemplare di Palazzo Reale edificato in pieno deserto del Sahara.Mancava poco per arrivare a Merzouga, piccolo villaggio situato nell’estremo sud-est del Marocco ad appena 20 chilometri dal confine con l’Algeria. In passato è stata una città importante per le carovane dirette nel Mediterraneo, dove si fermavano per trovare ristoro e fare provviste, prima di affrontare l’attraversamento più duro del deserto più vasto del mondo.

Giunti a Merzouga, ci stava aspettando l’ebbrezza della cammellata attraverso le dune, pronte ad alzarsi e buttare tutto all’aria. Dopo una quarantina di minuti di sofferenza, abbiamo raggiunto la tenda berbera per trascorrere la notte sotto il cielo stellato del Sahara.

Il simpaticissimo cammelliere Ibrahim, che pur non avendo studiato le lingue straniere, ne parlava quasi 6 solo grazie al suo lavoro, facendoci morire dalle risate con le imitazioni dei turisti di varie nazionalità.  Siamo salite su una duna altissima per ammirare il tramonto, risucchiato da un cielo d’inchiostro . Una volta arrivate alla tenda ci aspettava il tè alla menta di benvenuto e subito dopo la cena.

Nel primitivo silenzio del deserto, ci siamo mes a ballare intorno al fuoco al suono tradizionale dei tamburi. Sui volti provati dei ragazzi locali, si leggeva una fierezza dalla infinità dolcezza di una nazione ben radicata nella storia che va a seconda del suo ritmo e del suo umore.

Quella sera avevo la sensazione di essere più vicina alle stelle.

Giorno 2

La mattina è iniziata in modo molto divertente, appena partiti con il 4×4, l’autista imitando un spericolato pilota di rally, ci ha fatto sentire sulle montagne russe, facendo veloci curve e discese, adrenalina e urla ci tenevano compagnia. Paura alla stato puro. Si è poi fermato accanto ad un ragazzino timido per farci tenere in braccio una tenera volpe. L’avrei portata con me a Milano, ma il suo posto era lì.

Raggiunta la guida, abbiamo attraversato Rissani, antico centro carovaniero che è stato per secoli la porta d’accesso al Sahara. Famosa città per essere stata la culla dell’importantissima dinastia Alaouita e per il suo suk, dove ci siamo fermati per comprare un po’ di frutta fresca e per ammirare le più interessanti produzioni artigianali del Marocco.Passando per la periferia della città di Tinerhir, dirette verso le Gole del Todra, ci siamo fermate in un punto panoramico per immortalare l’oasi di Tinerhir. Senza dubbio mi è sembrata una delle più belle del paese, dove emergono dal nulla villaggi fortificati di un’altra epoca sullo sfondo delle palme.

Dopo quasi 15 km abbiamo incontrato degli sperduti villaggi berberi che si confondevano con il colore della terra, raggiungendo Le Gole del Todra, il gran canyon del Marocco. Sembravano il risultato scultoreo di un onnipotente, il fiume Todra dall’acqua gelida e cristallina aveva scavato nel corso dei millenni le pareti rocciose delle montagne dell’Atlante. La Gola più famosa del Todra, nel punto più stretto raggiunge i 300 metri di profondità e una distanza di circa 10 metri.

Houcine spezzava sempre l’incantesimo, avevo il terrore di dover fare i conti con le parole “yalla yalla” (andiamo su!) per farci risalire nella macchina.

Siamo ripartiti verso l’Hotel Xaluca Dades situato nella Valle del Dades, dove abbiamo passato la seconda notte.

Giorno 3

Dopo la colazione siamo ripartite alla scoperta della Valle delle Mille Kasbah, incastrata tra il massiccio dell’Alto Atlante, il Jbel Sahro e il fiume Dades. Un paesaggio mozzafiato!La successiva sosta fu a Ouarzazate, città che ha sedotto il mondo cinematografico, dai registri agli appassionati del cinema, ma non me.

Arrivate a Ait Ben Haddou (classificata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO), la kasbah (città fortificata) più famosa del Marocco, che domina la Valle Ounila, mi è sembrata un miraggio. Immortalata in film come “Lawrence d’Arabia”, “Babel” e “Indiana Jones”, questo museo a cielo al aperto risale all’XI secolo.Dirette verso Marrakech, percorrendo una strada tortuosa sopra le montagne dell’Alto Atlante, siamo arrivate alla vetta più alta, il Monte Toubkal (4.167 m).  Fermandoci vicino alla cima del passo Tizi n’Tichka (2,260 m) abbiamo ammirato la vista della sulla catena montuosa. La foto parla da sé.Alla sera siamo arrivati nella città, ed ero alquanto seccata che la mia avventura finiva a Marrakech, fino al mattino dopo, quando lo shopping aveva occupato i miei pensieri.

 

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