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Lipari, l’ultima tappa siciliana

A Lipari il mare è di un blu intenso.

Immobile, mi siedo davanti al mare, fissando le nuvolette leggere, bianche come piume che scivolano nel cielo limpido. Sento un vento leggero accarezzarmi i capelli, forse Eolo ha liberato il vento, custodito proprio qui, nelle caverne di Lipari.

Sono nel paradiso… candide scogliere che abbracciano un’insenatura ghiaiosa e un tiepido mare azzurro.

Di queste isole del fuoco e del vento non ne sapevo molto prima di trasferirmi in Italia, anche perché la maggior parte delle agenzie turistiche, specialmente russe, propongono pacchetti balneari soltanto in alcune località.

 

Sanremo, descrivendola come la località con il mare più bello d’Italia, dove Toto Cutugno, Pupo e Al Bano, alcuni tra gli idoli delle donne dell’Europa orientale, che hanno partecipato a numerose edizioni del Festival, e Rimini, conosciuta per la sua movimentata vita notturna.

Senza nulla togliere a queste località, appena arrivata a Lipari, ho pensato che è a dir poco un’isola stupenda.

 

Forse sarebbe il caso di diversificare l’offerta italiana!

Mi ha impressionata la sua natura anche troppo ricca: le sue rocce scure anche troppo stupende, l’acqua limpida anche troppo tranquilla, i crateri borbottanti anche troppo affascinanti. La più grande delle sette “vulcaniche sorelle”, che capeggia nel Mar Mediterraneo, è di una non comune imponenza.

 

 

Ma partiamo dall’inizio, essendo già in Sicilia, decido di visitarne il più possibile.

Mi sveglio all’alba per raggiungere la stazione di Taormina, dopo averla visitata per due giorni, verso le 6 del mattino. Salgo sul treno intercity che mi fa arrivare a Messina. Da qui dovrei prendere, per circa 30 minuti, il treno verso Milazzo, per poi salire su un autobus verso il porto, da dove partono i traghetti per le Isole Eolie.

Sul panello della stazione di Messina, vedo che intorno alle 7 c’è il treno per Milazzo, lo sto aspettando e non arriva, sarà in ritardo? Intanto penso: “i ricordi ci portano indietro, ma i sogni ci portano avanti”.

Quindi aspetto.

Finalmente arriva, corro a prenderlo insieme ad altra gente e nel mentre conosco Sonia, una ragazza di Messina. Si siede accanto e iniziamo a parlare. Non smetterò mai di sorprendermi davanti alla cortesia e alla gentilezza di certe persone. Faccio tesoro dei suoi preziosi consigli sulle spiagge di Lipari e sulle specialità culinarie: “prova assolutamente il pane cunzatu”.

Ciao amica, è stato bello conoscerti e forse ci rivedremo a Milano.

Arrivata a Milazzo, intorno alle 9, mi dirigo verso l’ufficio informazioni per capire come arrivare al porto, ma lo trovo chiuso. Esco fuori e un uomo mi suggerisce di aspettare lì con lui il bus e sempre lui mi farà scendere alla fermata giusta.

Niente di più semplice.

Grazie.

Arrivo finalmente al porto e mi dirigo velocemente verso il bancone per comprare il biglietto del traghetto. Panico. C’è posto solo su quello delle 12,30 che ci mette un po’ più di un’oretta. Penso tra me e me, potevo prenotare il giorno prima il traghetto, così non avrei aspettato due ore. Ne approfitto per fare un giro, Milazzo è graziosa.

 

Mentre acquisto il biglietto, mi rendo conto che arriverò nel pomeriggio a Lipari. Devo per forza prenotare una stanza, dopo 6 ore tra viaggio e attesa, non intendo rifare la stessa strada oggi. Capisco che Google Maps è troppo ottimista, mi ha illuso che nell’arco di tre ore e mezza sarei arrivata a destinazione partendo da Taormina.

Mi dico che tutto accade per un motivo.

Eccomi qui, arrivata!

 

Accetto felice la situazione e prenoto su Booking una stanza nel Hotel Villa Augustus, in un ottima posizione al centro dell’isola. Mi danno la stanza affacciata sul giardino, mi piace un sacco.

 

Mi dirigo sulla spiaggia più vicina, quella di Canneto, situata sulla parte orientale dell’isola, a circa 3 km, attraversando il Monte Rosa. Rimango stupita dalla spiaggia scura di ghiaia mista a sabbia, dove alcuni tratti sono ciottolosi. Il panorama è stupendo, perché la spiaggia è racchiusa in una baia suggestiva dal mare limpido e soprattutto l’acqua è calda.

 

Conosco nel frattempo due ragazze, persone squisite, con cui passo un pomeriggio rilassante.  Ridendo e scherzando si è fatta sera.

Arrivata all’albergo, entro nella stanza e mi vado a fare la doccia. Rimettendomi gli stessi abiti, mi dirigo a passi decisi, essendo molto affamata, verso il rinomato ristorante E’ Pulera consigliatomi dalle persone del posto.

Mi accomodo in uno stupendo giardino di agrumi, ad un tavolo fatto di maioliche rappresentative dell’isola, ordinando un bicchiere di vino.

 

L’atmosfera è piacevole, il personale è cordiale e noto che sono tutti eleganti, tranne me.

Ordino del pesce, lo trovo freschissimo e presentato con cura.

Buono, ma che dico, ottimo.

 

Provo la pasta alla norma, uno dei simboli della tradizione culinaria siciliana.  Me ne innamoro.

 

È tardi, ho sonno e vado a dormire.

L’indomani decido di andare a vedere il borgo Acquacalda di Lipari, sulla costa settentrionale dell’isola, dove domina una montagna bianca, capolavoro naturale. Prendo posto in una spiaggia ben attrezzata lungo il litorale ghiaioso, mi rinfresco con un bagno.

 

Prima di pranzo, prendo un taxi (poco costoso) e vado al Havana Beach, una spiaggia che si trova nella zona delle vecchie cave di pietra pomice di Porticello. Sul fondale se ne è depositata così tanta da rendere il mare di un turchese surreale.

 

Su consiglio di Sonia, provo il “pane cunzatu” al bar della spiaggia. Certo che la cucina siciliana ti lascia un segno profondo!

 

Scatto un sacco di foto, mi faccio un bagno e scappo per non perdere l’ultimo traghetto verso Milazzo.

E’ finita la gita a Lipari. Purtroppo.

Mi prometto di ritornare e di assaporarle meglio.

Questi sono i miei ultimi giorni in Sicilia, inizio a sentire il richiamo dell’Oceano Indiano, più precisamente della Malesia settentrionale.

Sono una ragazza fortunata.

È proprio vero che un posto non è fatto solo di luoghi interessanti, ma soprattutto dalla gente che lo vive.

Grazie Sicilia.

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