Macao, escursione nella Las Vegas orientale.

Macao, antica città portuale situata sulla costa meridionale della Cina, viene definita come la Las Vegas orientale, ma anche come una delle città più misteriose al mondo, dove si respira un mix tra storia cinese e influenze portoghesi.
Come mai la chiamano capitale del gioco d’azzardo, l’ho capito appena sbarcata al porto di Macao, ritrovandomi circondata dai casinò, allineati uno dopo l’altro che gareggiano sia in altezza che nell’aspetto più insolito. Ma di misterioso, non ho visto nulla sinceramente. Sarà che di asiatici, che vivono in mezzo all’architettura europea, ne ho visti parecchi in tutte le città che ho visitato.
Situata alla foce del Fiume delle Perle e confinante direttamente con il Mar Cinese Meridionale, Macao fu una colonia del Portogallo dalla metà del XVI secolo fino al 1999. Oggi, è una Regione Amministrativa Speciale della Repubblica Popolare Cinese, insieme a Hong Kong, nonché il paradiso del gioco d’azzardo per i turisti, soprattutto cinesi (90%), in quanto in molte zone della Cina il gioco è proibito.
I cinesi amano il gioco d’azzardo più di qualsiasi altra nazionalità al mondo.
Sono caratterizzati da una febbre collettiva, dove Macao è il posto ideale per giocarsi il passato, il presente e “scommetto” anche il futuro. Questa piccola ex colonia portoghese, ha basato la sua intera economia sulla passione dei propri connazionali per le carte, i dadi, i numeri, le scommesse e le slot-machine.
Essendo in vacanza a Hong Kong, ho pensato che meritava una visita questa città con 30 siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Dista appena 65 km, principalmente raggiungibile via mare con l’aliscafo della compagnia TurboJET (20 euro), che in circa un’ora e mezza di traversata unisce le due Città-Stato. Collegata ogni 15 minuti all’isola di Hong Kong dalle 7.00 fino a mezzanotte.
Sbarcata a Macao, ho preso un taxi per andare nel centro storico, dovendo indicare con il dito sulla mappa la zona dove volevo arrivare, perché non parlava inglese. Ho pensato di essere sfortunata, finché alla sera un’altro tassista si è rifiutato di riportarmi al porto, solo perché non parlavo cinese. Ero convinta che comprendessero un po’ di portoghese, pensando che avrei fatto meno fatica a farmi capire, dato che le lingue ufficiali sono due (cinese e portoghese) e le indicazioni stradali sono sia in cinese che portoghese, ma mi sbagliavo.
Pazienza.
Arrivati nel 1577 a Macao, i conquistatori portoghesi iniziarono a modellare la città per farla diventare il distaccamento della cultura occidentale in Asia, nonché la stazione di sosta mancante sulla rotta verso Giappone per i loro commerci. Iniziarono a costruire numerose chiese e cattedrali, un ospedale, un teatro, una Casa della Misericordia, il tutto nel tentativo di convertire al cristianesimo questo lembo di terra.
Il risultato finale, dell’unione tra cultura cinese e portoghese, con più di 400 anni di scambi culturali l’ho trovato davvero stuzzicante.
La visita l’ho iniziata dalla stupenda Piazza del Senato, che fa parte del centro storico della città (dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 2005), è ricoperta da un mosaico bianco e nero a forma di onde in movimento. La sua conformazione mi è sembrata una scena seducente, incrementata dalle facciate degli edifici eleganti dai colori pastello e piena di viuzze strette, arricchite da case coloniali. La piazza, brulicava di gente che entrava ed usciva dalle numerose caffetterie, fast food e gelaterie.
Dopo una mezz’oretta dedicata alle foto, il caldo cominciava a disorientarmi, spingendomi ad entrare nella Chiesa di San Domenico. Si tratta della più antica cattedrale di Macao, fondata dai frati domenicani nel 1587, in stile barocco, famosa per il suo soffitto decorato e il suo altare.
Una volta dentro, mi sono chiesta se ero in Portogallo o in Cina. Ma mi è bastato proseguire con il mio tour, attraversando una viuzza dai sapori molto orientali, per ricordarmi dove stavo.
Sparse per il centro storico (pedonale), ci sono anche altre chiese segnalate sulla mappa e molto facili da raggiungere: Chiesa di San Lorenzo, Chiesa di Sant’Agostino, Chiesa di Sant’Antonio. Visitarle era anche una salvezza in quella giornata soffocante d’agosto, oltre all’arricchimento culturale ricavato.
Proseguendo l’itinerario, mi sono trovata in una stradina strettissima, quasi un incubo, per il numero di persone, aggravato dalla temperatura e dall’umidità insostenibile (ad agosto sfiora il 90%), piena di piccoli negozietti, dove i commercianti mi offrivano insistentemente una della loro specialità, la carne essiccata di manzo.
L’unico mio pensiero, era quello di una doccia.
Superata questa via, mi sono trova davanti ad una scalinata che culmina nell’imponente facciata della Cattedrale di San Paolo, il monumento più famoso della città dedicato al cristianesimo in Oriente. Le Rovine della Cattedrale sono tutto ciò che rimane della Chiesa dei Gesuiti in Cina. Progettata dal missionario italiano Carlo Spinola, che si è ispirato alla chiesa del Gesù di Roma, fu distrutta completamente da un incendio nel 1835, lasciando intatta solo la facciata.
Davvero unica.
Subito ad est della cattedrale si trova il Forte del Monte, con all’interno il Museo di Macao, costruito nel 1622 ad opera dei Gesuiti, nello stesso periodo della Cattedrale di San Paolo.
La fortezza, che diventò la residenza del Governatore, fu realizzata per consentire di resistere agli assedi. La zona circostante ad essa, offre una fantastica vista panoramica sulla vera Macao. Da qui ho visto le case dei locali, che sono abbastanza trascurate, quasi peggio del mio paese d’origine (Moldavia), anche se a differenza loro, noi non abbiamo uno dei redditi più alti al mondo.
Anche se piena di cattedrali, le abitudini dei cinesi non furono del tutto cambiate, perché i portoghesi hanno sempre avuto rispetto per gli abitanti locali, infatti Buddha continua a predominare sulla città. Proseguendo la visita ai luoghi sacri, non potevo trascurare il tempio più antico di Macao, dedicato alla dea A-Ma (protettrice dei marinai) ed alla dea della misericordia Kun Lam.
Per concludere la giornata, sono andata nella Cotai Strip, striscia di terra che collega le due isole di Macao ( Taipa e Coloane), piena di casinò, dove regna il lusso più sfrenato a tratti molto kitsch. Il lascia passare per entrare nei casinò è solo il denaro contante, non è obbligatorio avere abiti eleganti, né tantomeno presentare i documenti. È così che si fanno gli affari, i cinesi non scherzano, bisogna invogliare la gente, che magari vuole tentare la fortuna con pochi soldi, e si dà la possibilità a tutti di entrare e sentirsi a proprio agio.
Una curiosità: una persona su cinque lavora nei casinò e l’aspettativa media di vita è 84 anni. Ciò mi fa pensare che il gioco allunga la vita.
La storia della trasformazione del piccolo villaggio di pescatori, in metropoli del gioco d’azzardo iniziò nel 1962 con il miliardario cinese Stanley Ho. Ottenuto il monopolio sulle attività legate al gioco, iniziò a costruire i primi casino, tra cui il leggendario Casino dell’Hotel Lisboa, eletto il santuario indiscusso del gioco d’azzardo.
Visto che ai cinesi piace tanto “clonare” tutto, devo dire che il “The Venetian” sembra una piccola Venezia, dove puoi tranquillamente prendere una gondola per girare sui canali, oppure farti una passeggiata in Piazza San Marco.
Come conclusione, penso semplicemente che questa città non è adatta a tutti.
Se ti trovi male in mezzo ad una valanga di persone, caratterizzate da un consumismo esasperato, che ama l’eccitazione del gioco d’azzardo su larga scala, allora ti avviso che potresti trovare tutto ciò abbastanza sconvolgente.
A voi la scelta.